ITINERARIO PREISTORICO


La Visita a Lipari del Museo archeologico eoliàno costituisce l'opportuno propedeutico impatto con la realtà preistorica della Sicilia. lnsieme ai resti di capanne della Acròpoli di Lipari, del Milazzese di Panarea e di Capo Graziano a Filicudi, il Museo di Lipari offre un quadro pressocché completo della preistoria di questa parte del Mediterraneo, dal Neolitico fino all'età del Ferro.

Altra tappa obbligatoria per la conoscenza della Sicilia preistorica è la cuspide sud-orientale della Sicilia, compresa fra le province di Siracusa e Ragusa. Il Museo archeologico regionale "Paolo Orsi" di Siracusa offre una delle collezioni paletnologiche fra le più ricche d'Europa. Fra l'altro conserva le tracce concrete del passaggio dei Micenei in Sicilia, grazie ai vasi importati, rinvenuti nelle necròpoli costiere fra cui spicca Thapsos. Ed è proprio a Thapsos che è possibile comprendere fino a che punto, intorno al XIII sec. a.C., la civiltà micenea influenzò la locale cultura, imponendo lo schema edilizio della casa con corte centrale.

Più arretrata e già, quindi, pienamente inserita nel tipico ambiente collinare della Sicilia interna, ed iblea in particolare, si trova Pantalica, vera e propria città della preistoria, anch'essa strutturata sul modello della cittadella micenea, caratteristica per le migliaia di sepolcri a grotticella artificiale che ne sforacchiano i fianchi.

La zona iblea riserva innurnerevoli sorprese grazie alle numerosissime necròpoli rupestri con tombe a grorticella risalenti alla civiltà di Castelluccio degli inizi del II millennio a.C. Ricordiamo Castelluccio, Cava Lazzaro, Cava d'Ispica, ecc..

Spostandoci nell'Agrigentino, l'altro centro protourbano databile intorno all'età del Ferro è Sant'Angelo Muxaro, città sikana in piena valle del Plàtani, nota per le sue tombe a tholos scavate nella roccia e per le sue oreficerie oggi conservate al British Museum di Londra.

Poco più ad Ovest, nei pressi di Sciacca, una tappa fondamentale è costituita dalle grotte del monte Kronio, profonde cavità adibite fin dalla preistoria a luogo di culto, legato alle dinamiche termali ancora in fermento.

Ma dobbiamo spostarci nel Trapanese per trovare altre testimonianze rilevanti della preistoria isolana. Ricordiamo il villaggio eneolitico di Roccazzo presso Mazara del Vallo, dotato di capanne rettangolari e tombe a pozzetto e grotticella. Ma anche il profondissimo fossato neolitico di Partanna, o le tante necròpoti rupestri del basso Bèlice della zona di Partanna e Castelvetrano (Stretto, Torrebiggini, Marcita, Corvo, etc.).

A Pantelleria, estrema appendice d'Europa, i Sesi, monumenti funerari pseudomegalitici, con affinità formali ai Nuraghi ed alle Navetas baleariche, insieme al vicino villaggio dell'antica età del Bronzo di Mursia, ci avvertono della presenza di primordiali collegamenti marittimi tra la Sicilia e l'Africa.

Tutta la cuspide occidentale della Sicilia, con parte della costa settentrionale fino a Cefalù ed oltre, ci offre molteplici e suggestive immagini evocative di vita paleolitica grazie alle innumerevoli grotte che il mare scavò nelle sue fasi trasgressive pleistoceniche; alcune presentano anche importantissime testimonianze di arte parietale, databile al la fine dell'età della pietra ed all'inizio dell'età dei metalli. Ricordiamo la grotta di Cala dei Genovesi a Levanzo, con le stupende incisioni animalistiche e le più tarde pitture schematiche, la grotta dei Cavalli, presso San Vito lo Capo, nota per le sue pitture astratte e schematiche, e le grorte Niscemi e Addaura presso Palermo, esempio unico, questa, di abilità compositiva manifestata dall'armonia della secna di sacrificio umano rituale, ormai nota in tutto il mondo.


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